lunedì 16 settembre 2013

I DSA E L'APPRENDIMENTO DELLA LINGUA STRANIERA A SCUOLA

Lo studio di una lingua straniera offre in primo luogo grandi opportunità di lavoro, ma anche e soprattutto di arricchimento culturale e personale, quindi, come sostiene la Dott.ssa Crombie, non ha senso privare gli alunni dislessici di questa occasione ed esperienza.
Una domanda che ci si potrebbe porre a questo punto è quella relativa alla modalità ed opportunità di insegnamento di una lingua straniera ad alunni che presentano problemi già nella loro lingua madre.
I ragazzi dislessici, infatti, possono presentare problemi in tutti i processi collegati al fattore tempo, alla memoria di lavoro e a quella a breve termine. Questi soggetti, inoltre, fanno fatica a recuperare le informazioni in memoria e tendono a stancarsi facilmente; ciò può portare alla difficoltà di mantenere l’attenzione e la concentrazione per quel tempo necessario per decifrare il messaggio, comprenderlo e rispondere.
La vera sfida per gli insegnanti, però, dovrebbe essere quella di individuare i metodi più efficaci per insegnare la lingua straniera non solo ai dislessici, ma a tutti gli studenti. Studi americani hanno dimostrato l’efficacia di metodi strutturati, basati su un approccio multisensoriale, illustrato da Ganschow, Sparks & Schneider (1995).
Questi approcci richiedono che la grammatica, la sintassi e la fonologia della lingua straniera vengano insegnati attraverso i sensi: ascoltare, vedere, parlare e anche scrivere.
A questo proposito, risultano fondamentali strategie come: l’adozione di un approccio metacognitivo, che da un lato aiuti gli studenti a capire le strutture che sottostanno ad una lingua e, dall’altro, consenta loro di capire come apprendono; l’associazione di termini simili tra loro, per facilitarne la memorizzazione; il Modelling, che implica l’esempio da parte dell’insegnante e l’imitazione degli studenti; l’esercizio di discriminazione uditiva, attraverso esercizi mirati; l’allenamento della memoria, con opportune tecniche di memorizzazione; un apprendimento che utilizzi computer, video, ecc.; l’impiego di materiali stimolanti, che catturino l’interesse degli alunni, privilegiando l’utilizzo delle nuove tecnologie.
La dottoressa Crombie sostiene che lo studio di una lingua straniera debba poter dare momenti di “successo” personale agli studenti dislessici, per questo motivo, se le difficoltà sono tali da impedire ad un ragazzo l’apprendimento della lingua, nulla toglie che egli possa comunque studiare la cultura del popolo che parla quella lingua. 
L'esperta invita quindi i docenti ad aggiornarsi per studiare una vasta varietà di tecniche, metodi e strategie, che possano aiutare gli studenti dislessici, sottolineando che tutto ciò che viene messo in gioco e che viene strutturato per i dislessici, può essere sicuramente utile per tutti gli alunni della classe.

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