Una domanda che ci si potrebbe porre a questo punto è quella
relativa alla modalità ed opportunità di insegnamento di una lingua straniera
ad alunni che presentano problemi già nella loro lingua madre.
I ragazzi
dislessici, infatti, possono presentare problemi in tutti i processi
collegati al fattore tempo, alla memoria di lavoro e a quella a breve termine. Questi
soggetti, inoltre, fanno fatica a recuperare le informazioni in memoria e
tendono a stancarsi facilmente; ciò può portare alla difficoltà di mantenere l’attenzione
e la concentrazione per quel tempo necessario per decifrare il messaggio,
comprenderlo e rispondere.
La vera sfida per gli insegnanti, però, dovrebbe
essere quella di individuare i metodi più efficaci per insegnare la lingua
straniera non solo ai dislessici, ma a tutti gli studenti. Studi americani
hanno dimostrato l’efficacia di metodi strutturati, basati su un approccio
multisensoriale, illustrato da Ganschow, Sparks & Schneider (1995).
Questi
approcci richiedono che la grammatica, la sintassi e la fonologia della lingua
straniera vengano insegnati attraverso i sensi: ascoltare, vedere, parlare e anche
scrivere.
A questo proposito, risultano fondamentali strategie come: l’adozione di un approccio
metacognitivo, che da un lato aiuti gli studenti a capire le strutture che
sottostanno ad una lingua e, dall’altro, consenta loro di capire come
apprendono; l’associazione di termini simili tra loro, per facilitarne la memorizzazione;
il Modelling, che implica l’esempio
da parte dell’insegnante e l’imitazione degli studenti; l’esercizio di
discriminazione uditiva, attraverso esercizi mirati; l’allenamento della
memoria, con opportune tecniche di memorizzazione; un apprendimento che
utilizzi computer, video, ecc.; l’impiego di materiali stimolanti, che
catturino l’interesse degli alunni, privilegiando l’utilizzo delle nuove
tecnologie.
La dottoressa Crombie sostiene che lo studio di una lingua
straniera debba poter dare momenti di “successo” personale agli studenti
dislessici, per questo motivo, se le difficoltà sono tali da impedire ad un
ragazzo l’apprendimento della lingua, nulla toglie che egli possa comunque
studiare la cultura del popolo che parla quella lingua.
L'esperta invita
quindi i docenti ad aggiornarsi per studiare una vasta varietà di tecniche,
metodi e strategie, che possano aiutare gli studenti dislessici, sottolineando
che tutto ciò che viene messo in gioco e che viene strutturato per i dislessici,
può essere sicuramente utile per tutti gli alunni della classe.
Nessun commento:
Posta un commento