Dramma lirico in quattro atti su libretto di Arrigo Boito,
tratto dalla tragedia Othello di William Shakespeare
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 5 febbraio 1887.
Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 5 febbraio 1887.
Con
l’opera Otello, Giuseppe Verdi ritorna a temi shakespeariani che non
aveva più affrontato dall’epoca di Macbeth
(1847). Dopo
il grande successo di una sua Messa da Requiem alla Scala di Milano, da lui stesso diretta cinque
anni dopo la prima, Giovanni Ricordi propone al Maestro l’idea di comporre un’opera nuova, tratta
da una tragedia del drammaturgo inglese. Egli propone Boito, come
librettista. Francesco Faccio accompagna Boito da Verdi che, presa visione del
libretto, non accetta il progetto, ribattendo che in quel periodo stesse
pensando a musicare un soggetto comico e non drammatico come era invece l’Otello.
Nel
1879, non senza difficoltà, il libretto è pronto, ma dopo un anno è ancora
sprovvisto di partitura musicale. Un piccolo incidente "diplomatico"
ne ritarda ulteriormente la composizione. Nel
1884, infatti, Boito
è a Napoli per la rappresentare il suo Mefistofele e qui si sente
chiedere perché non si cimenti nel musicare il libretto da lui composto
sull’ormai famoso Otello, dato che Verdi pare disinteressarsene. Il
librettista, colto da un estremo imbarazzo, risponde con un tale riserbo che il
suo atteggiamento viene frainteso e i giornali locali scrivono del rammarico di
Boito, per non poter comporre la musica dell’opera. Verdi s’irrita a tal punto
che interrompe immediatamente la stesura della partitura. Una
volta superato il momento critico, i lavori per l’opera riprendono e Boito e
Verdi iniziano a collaborare in modo produttivo. Essi eliminano il primo atto
della tragedia shakespeariana, che costituiva un antefatto, allo scopo di
rendere la drammaturgia più serrata possibile. Le forme chiuse sono sempre meno
riconoscibili ormai, per gran parte sostituite da un flusso musicale ininterrotto,
che molti all'epoca considerarono di ispirazione wagneriana. In
realtà questa soluzione non sorprende, in quanto era già stata utilizzata in
precedenti lavori di Ponchielli e degli altri operisti italiani
attivi in quel decennio. La
vera novità sta nel fatto che i collegamenti tra i singoli avvenimenti non
avvengono più per rotture nette, come avveniva nell’opera classica con il
susseguirsi di recitativi e arie, ma il tessuto musicale appare in continua
evoluzione, anche grazie al sapiente uso dell'orchestra,
che viene a costituire una sorta di base unificante. Nei passaggi tra le
singole scene, Verdi elabora i materiali tematici appena ascoltati in modo da
creare mutamenti impeccabili, come quello che collega la scena del duello tra
Cassio e Montano al duetto d'amore di fine primo atto. Allo
stesso modo, alcuni brani, a struttura apparentemente chiusa, evolvono
inaspettatamente in passaggi che hanno la forma di un dialogo, come nel caso
del celebre Credo di Jago o del monologo
di Otello Dio, mi potevi scagliar. Verdi
realizzò alcune variazioni alla partitura, per la versione francese che andò in
scena al Théâtre de l'Opéra di
Parigi, il 12 ottobre 1894. Il
libretto fu tradotto dallo stesso Boito e da Camille Du Locle. La differenza
più evidente riguarda l'aggiunta delle danze nel terzo atto, secondo la
convenzione francese. Verdi
aveva dovuto fare altrettanto quando Macbeth
e Il trovatore erano state
rappresentate a Parigi e ora commentava l'aggiunta definendola una mostruosità:
«Nel furor dell'azione interrompere per un balletto?» Probabilmente
per compensare, almeno in parte, l'aggiunta del balletto, Verdi accorciò il
grandioso concertato finale del terzo atto, che in questa forma è stato
talvolta ripreso anche in anni recenti, senza particolare successo.Nel
novembre del 1885 è pronto lo spartito e l’anno seguente pure la strumentazione,
ma schiacciato dal suo forte senso di responsabilità nei confronti di
Shakespeare e dal peso dell’ormai acquistata popolarità e reputazione, Verdi posticipa
continuamente la data della prima rappresentazione. Nel frattempo, sceglie come
interpreti Romilda Pantaleoni nel ruolo di Desdemona (soprano), Victor Maurel
in quello di Jago (baritono) e Francesco Tamagno in quello del protagonista.
Quest’ultimo ricoprirà lo stesso ruolo nel dicembre del 1899 diretto dal
Maestro Arturo Toscanini. Il
5 febbraio 1887 l’Otello di Verdi va finalmente in scena al Teatro
alla Scala di Milano, riscuotendo grande successo. Per l’occasione tutti i
giornali europei inviano un loro corrispondente.
Trama:
Atto I. La vicenda si svolge a Cipro, dominio veneziano del XVI secolo. Esterno del castello, residenza di Otello, governatore dell`isola, di fronte a un porto. E`sera. Una furiosa tempesta flagella il mare, una folla di cittadini veneziani e di soldati, assiepata sugli spalti, assiste impotente agli sforzi della nave del moro Otello per guadagnare il porto. Solo l`alfiere Jago non partecipa all`apprensione di tutti per la salvezza del suo signore: egli lo odia perché ha promosso capitano, al suo posto, Cassio, e medita la vendetta. Otello festeggiatissimo giunge finalmente al sicuro e annuncia trionfalmente che la flotta turca è stata sgominata. Quando il Moro entra nel castello, si accendono i fuochi di gioia e si beve alla vittoria. Nel tripudio generale, Jago comincia a tessere la trama che dovrà portare alla perdizione il comandante: insinua perfidamente e Roderigo, il quale gli ha confidato di amare la moglie di Otello, Desdemona, che anche il capitano Cassio nutre gli stessi sentimenti per la donna. Poi riesce a far ubriacare il capitano e aizza i due uomini l`uno contro l`altro, ma il duello che nasce è interrotto da Montano. Il paciere è però ferito da Cassio. Jago lancia l`allarme, ingigantendo la portata dell`episodio fino a farne nascere un tumulto. Richiamato dalle grida, Otello, falsamente informato da Jago, punisce Cassio e lo degrada. E`la prima vittoria di Jago, che ne esulta.
Atto II. Una sala terrena nel castello; una porta nel centro che dà sul giardino. Continua la trama di Jago; egli suggerisce a Cassio di chiedere a Desdemona di intercedere per lui presso Otello. In un monologo, l`alfiere enuncia la sua cinica visione della vita, riesce poi a gettare il seme della gelosia nell`anima del Moro, lasciandogli nascere il sospetto che fra Cassio e Desdemona ci sia un amore segreto. E quando la donna, apparsa dal giardino, cerca di intercedere per il capitano degradato, la gelosia di Otello ne è acuita ed egli respinge aspramente la richiesta. Ancora Jago insinua di avere colto alcune frasi compromettenti sfuggite a Cassio nel sonno, e, riuscito ad ottenere con l`aiuto della moglie Emilia un fazzoletto che la giovane aveva avuto in regalo dal Moro, afferma di averlo visto nelle mani di Cassio. Per Otello questa è la prova sicura e giura una terribile vendetta.
Atto III. Grande sala nel castello. La vedetta ha segnalato una galea che porta gli ambasciatori di Venezia. Desdemona, ignara, chiede ancora grazia per Cassio, e per tutta risposta Otello le impone di mostrargli il fazzoletto che le aveva donato come talismano. Poiché la donna non può consegnarlo, il Moro, in un accesso di furia, l`accusa di essere una cortigiana e la scaccia. Solo, rimpiange la felicità perduta. Ma l`arrivo di Jago lo riscuote; l`alfiere vuole completare la sua ragnatela e gli prepara alcuni inganni; fa in modo che Otello nascosto, ascolti una conversazione con Cassio a proposito di una cortigiana, dandogli a credere che si parli di Desdemona. Otello giura di uccidere la moglie infedele. Ma intanto gli ambasciatori veneti hanno preso terra e annunciano che Otello è rimasto a Venezia e che sarà sostituito da Cassio. Alla presenza dei dignitari, Otello, ormai fuori di sé: "noi salperemo domani", dice alla moglie e afferratala per un braccio la getta a terra. Jago dà allora il via all`ultima parte del suo diabolico piano, spronando Roderigo a uccidere Cassio, mentre Otello maledice Desdemona e tutti escono inorriditi. Delirante, il Moro sviene. Jago con gesto di trionfo indica il corpo inerte.
Atto IV. La camera di Desdemona. La donna si accinge a coricarsi, aiutata da Emilia. E' ferita dall`attegiamento di Otello che le riesce inspiegabile. Ha appena terminato di pregare, quando entra Otello: l`accusa apertamente di averlo tradito e inutilmente Desdemona proclama la sua innocenza. Il Moro l`ha ormai condannata e la strangola. Emilia rientrando annuncia che Roderigo è rimasto ucciso nel tentativo di uccidere Cassio. Vedendo Desdemona morta, accusa Otello e gli grida di aver ucciso un`innocente. A Jago sopraggiunto, la donna rinfaccia il suo intrigo e a questi non resta altro scampo che la fuga. Otello, sconvolto e improvvisamente illuminato dell`inganno nel quale è caduto, dopo un ultimo bacio alla sposa si trafigge con un pugnale.
Atto I. La vicenda si svolge a Cipro, dominio veneziano del XVI secolo. Esterno del castello, residenza di Otello, governatore dell`isola, di fronte a un porto. E`sera. Una furiosa tempesta flagella il mare, una folla di cittadini veneziani e di soldati, assiepata sugli spalti, assiste impotente agli sforzi della nave del moro Otello per guadagnare il porto. Solo l`alfiere Jago non partecipa all`apprensione di tutti per la salvezza del suo signore: egli lo odia perché ha promosso capitano, al suo posto, Cassio, e medita la vendetta. Otello festeggiatissimo giunge finalmente al sicuro e annuncia trionfalmente che la flotta turca è stata sgominata. Quando il Moro entra nel castello, si accendono i fuochi di gioia e si beve alla vittoria. Nel tripudio generale, Jago comincia a tessere la trama che dovrà portare alla perdizione il comandante: insinua perfidamente e Roderigo, il quale gli ha confidato di amare la moglie di Otello, Desdemona, che anche il capitano Cassio nutre gli stessi sentimenti per la donna. Poi riesce a far ubriacare il capitano e aizza i due uomini l`uno contro l`altro, ma il duello che nasce è interrotto da Montano. Il paciere è però ferito da Cassio. Jago lancia l`allarme, ingigantendo la portata dell`episodio fino a farne nascere un tumulto. Richiamato dalle grida, Otello, falsamente informato da Jago, punisce Cassio e lo degrada. E`la prima vittoria di Jago, che ne esulta.
Atto II. Una sala terrena nel castello; una porta nel centro che dà sul giardino. Continua la trama di Jago; egli suggerisce a Cassio di chiedere a Desdemona di intercedere per lui presso Otello. In un monologo, l`alfiere enuncia la sua cinica visione della vita, riesce poi a gettare il seme della gelosia nell`anima del Moro, lasciandogli nascere il sospetto che fra Cassio e Desdemona ci sia un amore segreto. E quando la donna, apparsa dal giardino, cerca di intercedere per il capitano degradato, la gelosia di Otello ne è acuita ed egli respinge aspramente la richiesta. Ancora Jago insinua di avere colto alcune frasi compromettenti sfuggite a Cassio nel sonno, e, riuscito ad ottenere con l`aiuto della moglie Emilia un fazzoletto che la giovane aveva avuto in regalo dal Moro, afferma di averlo visto nelle mani di Cassio. Per Otello questa è la prova sicura e giura una terribile vendetta.
Atto III. Grande sala nel castello. La vedetta ha segnalato una galea che porta gli ambasciatori di Venezia. Desdemona, ignara, chiede ancora grazia per Cassio, e per tutta risposta Otello le impone di mostrargli il fazzoletto che le aveva donato come talismano. Poiché la donna non può consegnarlo, il Moro, in un accesso di furia, l`accusa di essere una cortigiana e la scaccia. Solo, rimpiange la felicità perduta. Ma l`arrivo di Jago lo riscuote; l`alfiere vuole completare la sua ragnatela e gli prepara alcuni inganni; fa in modo che Otello nascosto, ascolti una conversazione con Cassio a proposito di una cortigiana, dandogli a credere che si parli di Desdemona. Otello giura di uccidere la moglie infedele. Ma intanto gli ambasciatori veneti hanno preso terra e annunciano che Otello è rimasto a Venezia e che sarà sostituito da Cassio. Alla presenza dei dignitari, Otello, ormai fuori di sé: "noi salperemo domani", dice alla moglie e afferratala per un braccio la getta a terra. Jago dà allora il via all`ultima parte del suo diabolico piano, spronando Roderigo a uccidere Cassio, mentre Otello maledice Desdemona e tutti escono inorriditi. Delirante, il Moro sviene. Jago con gesto di trionfo indica il corpo inerte.
Atto IV. La camera di Desdemona. La donna si accinge a coricarsi, aiutata da Emilia. E' ferita dall`attegiamento di Otello che le riesce inspiegabile. Ha appena terminato di pregare, quando entra Otello: l`accusa apertamente di averlo tradito e inutilmente Desdemona proclama la sua innocenza. Il Moro l`ha ormai condannata e la strangola. Emilia rientrando annuncia che Roderigo è rimasto ucciso nel tentativo di uccidere Cassio. Vedendo Desdemona morta, accusa Otello e gli grida di aver ucciso un`innocente. A Jago sopraggiunto, la donna rinfaccia il suo intrigo e a questi non resta altro scampo che la fuga. Otello, sconvolto e improvvisamente illuminato dell`inganno nel quale è caduto, dopo un ultimo bacio alla sposa si trafigge con un pugnale.
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