sabato 21 settembre 2013

JOHANN SEBASTIAN BACH: Il Magnificat


Il Magnificat è un cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo di Luca con il quale Maria loda e ringrazia Dio, perché si è benignamente degnato di liberare il suo popolo. Per questo è conosciuto anche come cantico di Maria.
Magnificat è la prima parola che Maria pronuncia rispondendo al saluto della cugina Elisabetta, al momento del loro incontro, dando origine a un cantico di ringraziamento e di gioia.
Il cantico individua in tre fasi diverse la storia della salvezza interpretata alla luce dei nuovi avvenimenti che si stanno realizzando: nella prima parte (vv.48-50) viene esaltata la bontà dell'Onnipotente e la disponibilità di chi accetta di condividere il suo disegno; nella seconda parte (vv. 51-53) si annuncia un capovolgimento di prospettiva: la fedeltà del Salvatore, che ha già dato storicamente prova della sua bontà, non è una fumosa speranza utopica; nella terza parte (vv. 54-55) si prende coscienza che le promesse fatte ad Israele stanno trovando il loro compimento: Gesù è la pienezza ed il compimento della salvezza promessa.
La prima versione musicale del Magnificat, opera BWV 243 in re maggiore, ad opera di Johann Sebastian Bach, risale al 1723. La versione era in mi bemolle maggiore.
Bach si era appena trasferito a Lipsia, dove aveva accettato il ruolo di Kantor presso la Thomaskirche. I suoi compiti, descritti minuziosamente nel contratto, comprendevano quello di "portare a buon livello la musica nelle due chiese principali della città" e contemporaneamente di "istruire diligentemente i ragazzi non solo nella musica vocale ma anche in quella strumentale, affinché le chiese non dovessero sostenere costi non necessari". La situazione nella realtà era ancora più difficoltosa: la famiglia Bach si trasferì nella Thomasschule, un’istituzione agostiniana con lo scopo di dare una formazione generale ai ragazzi poveri. Come se non bastasse, Bach era costretto ad accettare allievi con scarsissime doti musicali e ad arrangiarsi per la parte strumentale, nonostante la richiesta di qualità fosse altissima: Bach doveva, infatti, comporre una cantata per ogni domenica e giorno festivo, per accompagnare la funzione religiosa e tutte le musiche per gli Accidentem (matrimoni, funerali, feste) e le cerimonie. Il caso della prima versione del Magnificat è emblematico: composto per i Vespri del suo primo Natale a Lipsia, quest'opera "scintillante, forte, tenera, sensuale, composta di dodici brevi sequenze di affascinante diversità che costituiscono la migliore delle introduzioni all'opera di Bach è un'opera di difficile esecuzione. E oggi ci si può chiedere come Bach sia riuscito a ottenere dai suoi giovani dilettanti, coristi e solisti, la perfezione - su cui non transigeva - nell'esecuzione dello scintillante primo coro e del Gloria finale, dell'Omnes generationes o ancora del trio Suscepit Israel in cui gli oboi all'unisono fanno intendere il Magnificat gregoriano del 9° tono". (Roland de Candé, Johann Sebastian Bach, Studio Tesi, Pordenone 1990). Nel periodo tra la prima e la seconda versione del Magnificat (che risale più o meno agli anni tra il 1728 e il 1731), Bach mette al mondo otto figli e ne perde quattro. Le poche testimonianze sulla sua vita mettono comunque in evidenza questa capacità di lavorare indefessamente anche se circondato da grandi difficoltà interiori e pratiche: "Anziché abbatterlo, le difficoltà sembrano rafforzarlo. Affronta il mondo in blocco con convinzione e lucidità, realizzando uno splendido equilibrio tra affettivo, mentale e sensuale...". Compone velocemente, a tavolino, ed è sempre puntuale. Spesso rielabora, trasformando ad esempio cantate profane in cantate sacre, rimescolando con un'inventiva che lo porta in ogni sua opera a nuove scoperte. La seconda versione del Magnificat, in re maggiore (tonalità che meglio si addice alle trombe), ha differenze di strumentazione (i flauti a becco sono sostituiti da flauti traversi) e non presenta i quattro cantici, due inni latini e due cantici luterani, che intervallavano il Magnificat in mi bemolle. Rimane comunque una composizione ricca e trionfale, composta da arie e cori brevi senza da capo, lontano dallo spirito declamatorio degli oratori e delle passioni, ma con forti elementi di spettacolarità: il coro (Omnes generationes) che interrompe l'aria di soprano (Quia respexit), l'esuberanza del coro iniziale e del Gloria finale, "l'esplosione del Fecit potentiam e il tenero e sublime Suscepit Israel...".
Il Poeta
Il testo da cui trasse ispirazione il compositore tedesco è di San Luca evangelista, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa e considerato l’autore del Vangelo secondo Luca e degli Atti degli Apostoli, il terzo ed il quinto libro del Nuovo Testamento.
Luca era nato ad Antiochia da famiglia pagana ed esercitava la professione di medico. Il suo emblema era il bue. Morì all'età di 84 anni e sarebbe stato sepolto a Tebe, capitale della Beozia. Secondo quando riportato da San Girolamo (De viri ill. VI, I), le sue ossa furono trasportate a Costantinopoli nella famosa Basilica dei Santi Apostoli. Le sue spoglie giunsero poi a Padova, dove tuttora si trovano nella basilica di santa Giustina; solo la testa è invece conservata a Praga. L'opera lucana è scritta in un greco colto e merita una certa attenzione anche come opera letteraria della grecità. Lo stile narrativo del vangelo si presenta più elaborato di quello degli altri vangeli e rivela un’ indagine compositiva senza eccessi.
Il Compositore
Johann Sebastian Bach nasce il 14/03/1685 a Eisenach da una famiglia di musicisti.  A 10 anni rimane orfano e viene educato dal fratello maggiore che gli impartisce lezioni di organo e clavicembalo.
Nel 1700 si trasferisce a Luneburg, dove entra a far parte del coro della Michaeliskirche come corista. Dopo essere stato per poco tempo violinista presso la corte di Sassonia - Weimar, nel 1703 diviene organista titolare di S. Bonifacio ad Arnstadt e, in breve tempo, diventa famoso.
Nel 1705 intraprende un viaggio a piedi, poi diventato leggendario (400 km), per andare a Lubecca ad ascoltare l'allora famoso organista D. Buxtehude, che Sebastian ammirava particolarmente per le sue composizioni. Bach si stabilisce a Weimar e qui compone un gran numero di pezzi per organo e le Cantate, poco apprezzate dai contemporani, che lo stimano invece come  organista, seguendo in massa i concerti che tiene dal 1713 al 1717 a Dresda, Halle, Lipsia e in altri centri.
Nel 1717 assume la carica di maestro di cappella alla corte riformata del principe Leopoldo di Anhalt-Cothen a Kothen, con l'incarico di comporre Cantate d'occasione e musiche concertistiche.
Nel 1723 si trasferisce a Lipsia e accetta il posto di Kantor nella chiesa di S. Tommaso, compone un gran numero di Cantate Sacre e le celeberrime grandi Passioni, ritornando alla musica strumentale solo verso il 1726.
Dal 1729 al 1740 Bach è direttore del Collegium Musicum universitario per il quale continua la sua opera di compositore di musica per clavicembali e musica strumentale varia.
Nel 1747 il re Federico II di Prussia lo invita a Potsdam, riservandogli grandi onori e assistendo ammirato alle sue magistrali improvvisazioni. Verso il 1749 la salute del compositore comincia a declinare, la vista si affievolisce sempre più e, diventato cieco, detta la sua ultima, immensa composizione (rimasta purtroppo incompiuta) l'Arte della fuga.
Muore a Lipsia il 28 luglio 1750. La sua musica (pubblicata in 59 volumi), viene riscoperta solo nel 1829, grazie ad un'esecuzione di Mendelssohn della Passione secondo Matteo.
Lo Stile
Bach, esponente della famiglia di musicisti tedeschi più nota ai suoi tempi (il cognome "Bach" era addirittura usato come sinonimo di "musicista di corte"), operò una sintesi mirabile fra lo stile tedesco, francese e le opere dei compositori italiani, dei quali trascrisse numerosi brani, assimilandone soprattutto lo stile concertante. Bach, infatti, era capace di cogliere e utilizzare ogni risorsa del linguaggio musicale disponibile al suo tempo. Sapeva combinare in una sola composizione la configurazione ritmica di una danza francese, la levità della melodia italiana e la complessità del contrappunto tedesco. Egli valorizzava inoltre al massimo l'importanza che ogni voce e ogni strumento aveva per l'insieme. Quando la musica era associata a un testo, essa seguiva da vicino ciò che veniva espresso verbalmente: così una melodia ondeggiante poteva rappresentare il mare e un canone raffigurare l'adesione dei fedeli agli insegnamenti del Cristo. La musica, sempre aderente al testo, lo nobilita immensamente con la propria espressività e intensità spirituale. La maestria nel valutare e sfruttare i mezzi, gli stili e i generi del suo tempo gli permetteva di ottenere straordinarie trasposizioni di linguaggio. Bach era in grado, ad esempio, di trasformare una composizione italiana d'assieme, come un concerto per violino, in un convincente pezzo per strumento solista. La sua tendenza per le costruzioni complesse trovò la massima espressione nelle numerose opere per clavicembalo e organo. Con raffinati espedienti egli riuscì a scrivere in modo polifonico persino per strumenti melodici come il violino e il violoncello. L'enorme sapienza tecnica e la potente espressività della musica di Bach sono gli indubbi elementi della sua grandezza. La sua opera costituì la summa e lo sviluppo delle svariate tendenze compositive della sua epoca; il grado di complessità strutturale, la difficoltà tecnica e l'esclusione del genere melodrammatico, tuttavia, resero la sua opera appannaggio solo dei musicisti più dotati, e ne limitarono la diffusione su larga scala.

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